Una nuda verità

L’ultima ruota del carro

I dati reali sulla crescita economica dell’Italia negli ultimi mesi del 2015 confermano quella che era più che una impressione, ovvero che essa è stata tanto bassa, lo zero virgola qualcosa, da ritenersi irrilevante. Soprattutto, tale bassa crescita, smentisce le stime del governo ed anche le illusioni che le avevano accompagnate. La nuda verità è che nonostante i bassi tassi per la politica BCE, i prezzi dell’energia in calo, la debolezza dell’euro, l’Italia ha continuato ad arrancare. Si capiscono allora certe polemiche con l’Europa e la Germania. Queste servono a nascondere le nostre cattive performance e a gettare su altri i nostri insuccessi. Sinceramente non si tratta di una grande idea strategica, perché appena emergono i dati, appariamo talmente malmessi, che basta un niente per tenerci al nostro posto di ultima ruota del carro. Tanto è vero che alle proteste contro l’austerity c’è stato risposto tranquillamente che l’Italia ha goduto di ampli margini di flessibilità e pure è riuscita a sprecarli tutti. L’economia politica e finanziaria non è una scienza esatta e bisogna saperla maneggiare con una certa cura. Anche perché ammesso che il rigore tedesco favorisca solo la Germania, l’indebitamento italiano protratto negli anni, ha messo il ginocchio il nostro Paese tanto da non riuscire a risollevarsi. Forse un qualche piano per ridurre lo stock del debito sarebbe ora che il governo lo approntasse. Non vorremmo rimpiangere il governo Letta che almeno un ufficio per la spending rewiev lo aveva aperto quando Renzi lo ha subito chiuso. Poi possiamo anche chiamare in causa sindacati e Confindustria che si mettano a confronto per rilanciare il lavoro, ma ci era parso che il governo ritenesse quasi obsolete queste sigle, convinto di poter fare da solo con un singolo provvedimento. Un solo uomo ed un solo atto capaci di portare il rinnovamento necessario e rilanciare il Paese. Magnifico, se non fosse che di questo rilancio, passati due anni c’è una debolissima traccia. C’è invece una polemica con la Commissione europea, una con la Germania ed una indiretta con la Francia che ricordano gli ultimi mesi del governo Berlusconi, quattro lontani anni fa.

Roma, 15 febbraio 2016